“Non c’è alternativa”, recitava un vecchio slogan politico che portò alla creazione del governo più duraturo del Novecento. Oggi, il medesimo mantra si può applicare alle molteplici necessità di innovazione e digitalizzazione del tessuto produttivo italiano, che si (ri)affaccia sul mercato globale al termine, si spera, della crisi pandemica già affardellato da decennali cali di produttività e competitività. Per chi vuole prosperare nuovo scenario, il cambiamento tecnologico rappresenta un principio cogente.
In questo senso, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) costituisce una opportunità rilevante. Elaborato in risposta alla grave crisi economica e sociale innescata dal Covid19, prevede l’allocazione di 191,5 miliardi di euro in una serie di interventi atti a rilanciare la fragile economia italiana e stimolare l’occupazione. Gli ambiti spaziano dallo sviluppo della mobilità sostenibile, alla transizione ecologica e all’inclusione di gruppi sociali ulteriormente marginalizzati dalla precarietà lavorativa.
Transizione digitale 4.0 per il sistema Italia
La prima missione del PNRR mette al centro “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo”, valorizzando i concetti chiave che fungono da leitmotiv per l’intero Recovery Plan. Prevede lo stanziamento di 40,32 miliardi di euro per un programma di transizione digitale che interessa sia il settore pubblico sia quello privato.
L’obiettivo è quello di sostenere lo sviluppo e la capacità competitiva di un sistema paese che, al momento, si posizione al 25mo posto (su 28) nel Digital Economy and Society Index (DESI). Come ricorda il PNRR (pag. 83), tale arretratezza fa il paio con il calo di produttività che ha caratterizzato l’economia italiana nell’ultimo ventennio, a fronte di una tendenza positiva nel resto del continente europeo. Questa contrazione è sovente legata alla ridotta innovazione digitale delle piccole e medie imprese, che rappresentano il 92% delle aziende e impiegano l’82% dei lavoratori in Italia (Il Sole 24 Ore).
La missione si articola in tre componenti:
- Digitalizzazione, Innovazione e Sicurezza nella PA (9,75 Mrd)
- Digitalizzazione, Innovazione e Competitività del Sistema Produttivo (23,89 Mrd)
- Turismo e Cultura (6,68 Mrd)
Vediamo nel dettaglio il secondo punto, cui è dedicato uno dei maggiori investimenti del PNRR.
Digitalizzazione, Innovazione e Competitività del Sistema Produttivo: come funziona
Il programma per il settore privato si prefigge, nelle parole del documento, di rafforzare “la politica di incentivazione fiscale già in corso (studiata per colmare il gap di “digital intensity” del nostro sistema produttivo verso il resto d’Europa – minori investimenti valutabili in due punti di Pil – specie nella manifattura e nelle PMI), che ha avuto effetti positivi sia sulla digitalizzazione delle imprese che sull’occupazione, soprattutto giovanile e nelle nuove professioni” (pag. 98).
Prevede una serie di investimenti e riforme che hanno l’obbiettivo di potenziare la digitalizzazione, innovazione tecnologica e internazionalizzazione del tessuto produttivo e imprenditoriale, con un occhio specifico alle PMI che maggiormente risentono del clima di volatilità contemporanea.
All’interno del PNRR, il piano di investimento “Transizione 4.0” costituisce un’evoluzione del già noto programma Industria 4.0 del 2017, di cui viene allargato il novero delle aziende potenzialmente beneficiarie. Prevede tra le altre cose l’erogazione di un credito di imposta per società che decidono di investire in
- Beni capitali, materiali e immateriali
- Ricerca, sviluppo e innovazione
- Attività di formazione alla digitalizzazione e di sviluppo delle relative competenze
La prima voce riguarda l’investimento per strumenti “direttamente connessi alla trasformazione digitale dei processi produttivi” – i cosiddetti Beni 4.0 già indicati negli allegati A e B alla legge 232 del 2016 –, e “beni immateriali di natura diversa, ma strumentali all’attività dell’impresa (pag. 99)
Se il primo allegato dettaglia una serie di componenti hardware, tra cui macchinari, utensili e sistemi di monitoraggio, il secondo si concentra su soluzioni software ad alto tasso tecnologico che possono sostenere le aziende in un percorso di crescita scalabile e sostenibile.
Le applicazioni possibili
Integrati all’interno di una visione strategica, le soluzioni hardware e software menzionate nel PNRR possono trovare applicazione in una serie di ambiti, tra cui:
- La transizione verso il paradigma Cloud Native, un approccio che sfrutta le tecnologie del Cloud Computing per progettare e implementare applicazioni sulla base dei principi di flessibilità, adattabilità, efficienza e resilienza. Grazie a strumenti metodologici e tecnologici come DevOps, container e microservizi, il Cloud Native permette di ridurre il time to market e sostenere l’evoluzione agile dell’intero ecosistema aziendale.
- La valorizzazione del patrimonio informativo aziendale attraverso l’implementazione di sistemi di Data Analysis in tempo reale, IIoT (Industrial Internet of Things) e Data Streaming che, combinati con Machine Learning e Intelligenza Artificiale, possono essere sfruttati per la manutenzione predittiva, con un evidente ottimizzazione dei costi. Rientrano in questo ambito anche i Digital Twin, le copie virtuali di risorse o processi industriali che permettono di sperimentare in vitro nuove soluzioni e prevenire malfunzionamenti.
- La cybersecurity, sempre più centrale in un contesto di crescente digitalizzazione di processi e servizi, e di crescente interdipendenza di attori nazionali e stranieri, pubblici e privati all’interno della catena del valore digitale.
Questi percorsi di maturazione digitale possono essere rilevanti sia per le grandi realtà, sia per le PMI che faticano maggiormente a tenere il passo con l’evoluzione tecnologica e la competizione internazionale. Lo sforzo è premiato: come riporta l’Osservatorio innovazione digitale PMI del Politecnico di Milano, le aziende medie e piccole digitalizzate riportano in media un incremento del 28% nell’utile netto, con il margine di profitto più alto del 18% (La Repubblica).
Perché quindi le aziende non digitalizzano? Il problema, spesso, è nella mancanza di personale qualificato. La carenza di staff qualificato affligge il 42% delle PMI italiane (La Repubblica), e la cifra sale al 70% se prendiamo in esame l’intero tessuto produttivo europeo (Commissione Europea). Un altro possibile fattore bloccante concerne la renitenza all’abbandono o evoluzione di sistemi legacy già consolidati all’interno dei processi aziendali.
Questi sono solo alcuni dei motivi per cui è fondamentale affiancarsi a un partner qualificato, che possa accompagnare l’azienda nella pianificazione degli investimenti tecnologici e digitali resi possibili dal PNRR (e non solo).
Bitrock ha competenze certificate ed esperienza internazionale per offrire soluzioni su misura che innovano l’ecosistema tecnologico e digitale, mantenendo gli investimenti legacy del cliente. Il know-how specializzato in ambito DevOps, Software Engineering, UX&Front-End e Data&Analytics è la chiave per affrontare il percorso di evoluzione digitale, con al centro i valori di semplificazione e automazione che generano valore duraturo.
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